top of page

​

Intervista a Stella Tasca

​

https://urbanfactoryroma.com/intervista-a-stella-tasca/

​

by Luigi Costigliola 

“Tutte le strade portano a Roma”, si sa, ma se ciò è vero lo è anche l’immagine speculare: molte storie prendono avvio dagli angoli della Capitale e raccontarle significa creare dei ponti tra linguaggi solo apparentemente distanti, tra stili ed esperienze che si ispirano a vicenda in un flusso continuo e dagli esiti inediti.

È questa la riflessione che la chiacchierata con Stella Tasca ha suscitato in noi, uno scambio molto interessante che qui vi proponiamo.

Ciao Stella, grazie per il tempo che ci dedichi. Innanzitutto vorrei chiederti: come definiresti la tua arte?

Ciao! Di nulla, grazie a voi! Diciamo che definirsi è sempre difficile: io vengo dalla scena punk underground romana di poco più di vent’anni fa, a ciò va poi associato, per esempio, il fatto che i colori da me utilizzati fin dall’inizio sono quelli originali degli anni ‘80 che mio padre usava in serigrafia, le polveri di quarant’anni fa. E li uso su tutte le superfici, anche per le matriosche in gesso, sebbene ora stia adoperando anche prodotti più in linea con le tecniche contemporanee. Quindi darei una definizione precisa della mia arte solo a patto di non tradire nessuna componente di essa: davvero difficile!

È vero, ogni definizione è sempre parziale. Però questo discorso sul colore è interessante, soprattutto per l’uso che ne fai nelle tue opere: puoi dirci di più?

Sì, utilizzo sempre gli stessi colori: essi sono parte integrante del mio linguaggio e creano un’uniformità espressiva. Sono tonalità fluo, d’impatto, che ben rispondono all’idea che voglio trasmettere: prendo iconografie esistenti e le ripropongo, penso infatti che nella tradizione ci sia tutto. Porto i soggetti nella mia dimensione e li faccio propri reinterpretandoli coi miei colori: il trasportare altrove ciò che già c’è lo preferisco al creare da zero. La destinazione è una scena ideale e il mezzo è, appunto, il mio cromatismo. Di fronte ad un nuovo lavoro mi chiedo: se quell’iconografia parlasse all’attualità come sarebbe?

Chiarissimo! A me ricorda il concetto antropologico di “bricolage”: decontestualizzare un oggetto affinché assuma un nuovo valore proprio ed inedito. D’altronde hai citato la sottocultura punk poco fa, giusto?

Esatto, la matrice è quella: all’inizio facevo collage di giornali, ritagli sullo stesso tema, e ci inserivo dischi hardcore della scena “straight edge”, ne facevo parte all’epoca! Oppure utilizzavo testi di brani musicali, di Pasolini o di altri poeti romani. L’idea era di partire da un disco punk e creare una scena ideale in cui portarlo, sullo sfondo c’erano parole dell’attualità. L’aver fatto parte della “Roma straight edge legion” ha contato molto: la scena hardcore romana si configurava come una vera e propria microsocietà in cui curavamo tutto noi, fanzine, magliette, dischi.

E il passaggio dal bi- al tridimensionale rientra nell’evoluzione di questa poetica?

Realizzo opere tridimensionali relativamente da poco. Ho studiato al liceo artistico e poi all’accademia delle belle arti ma ho iniziato a dipingere in un periodo successivo rispetto a quello in cui studiavo. Certamente nel 3D, ceramica o gesso, c’è una dimensione che il disegno non riesce ad esprimere.

Secondo te si può essere punk oggi?

Sì, a patto di non essere fuori dal mondo. Bisogna saper fluire se si vuole realizzare qualcosa che coinvolga un pubblico che non sia costituito solo dai propri simili: l’importante è riuscire a 

mantenere sempre la propria genuinità.

​

............................................................................................................................................................................................................................................

​

“Dalla natura deriva tutto, ogni soggetto è legato a Lei”     

 

https://uozzart.com/2020/08/24/stella-tasca-intervista-matrioska/

​

by Salvo Cagnazzo 

Stella Tasca non poteva avere un destino diverso. Classe 1977, cresciuta in una famiglia di serigrafi e sarti di teatro, viva da sempre immersa nell’arte. Un’osmosi che spiega il suo stile di oggi, legato principalmente ai tessuti e alla tecnica di stampa, quindi all’uso delle stoffe negli arazzi e ai poster serigrafati.

Stella Tasca non poteva avere un destino diverso. Classe 1977, cresciuta in una famiglia di serigrafi e sarti di teatro, viva da sempre immersa nell’arte. Un’osmosi che spiega il suo stile di oggi, legato principalmente ai tessuti e alla tecnica di stampa, quindi all’uso delle stoffe negli arazzi e ai poster serigrafati.

Appartenente principalmente alla cultura e alla scena artistica underground, la sua poetica nasce da un immaginario punk e si sviluppa trasversalmente. Tra i lavori principali ci sono la figura della matrioska o le lightbox raffiguranti santi dissacrati. Dopo aver aperto la sua prima galleria d’arte a Trastevere nel 2003 e il primo concept store (Temporary Love) a Roma nel 2006, oggi collabora con varie gallerie italiane e con grandi brand internazionali.

L’arte è la massima espressione nel descrivere la storia. E’ il momento, uno stato d’animo, la bellezza e tutta la gamma dei sentimenti con maggior destrezza capacità nel farlo. L’arte, se pur un gesto e un pensiero totalmente personale, deve saper coinvolgere e rappresentare un senso comune e collettivo.

A quando risale, e cosa disegnasti, il tuo primo approccio con l’arte?

Anno 2000: fu un collage su legno, un lavoro in realtà poco riuscito e abbandonato subito ma avevo un forte desiderio di esprimermi usando le mani. Non ho mai più usato quella tecnica.

La natura è un tema ricorrente, tra flora e fauna. Per te è un punto di partenza creativo o un punto di arrivo stilistico?

Reinterpreto da sempre, quasi mai ho inventato soggetti non esistenti. Dalla natura deriva tutto, ogni soggetto è legato a lei. Mi piace esprimerle il massimo della gratitudine. In vari momenti ho capito che celebrarla era doveroso ed estremamente creativo. Dalla delicatezza alla forza, ai colori. Nella natura si trova tutto quindi spesso ho trovato in lei molta ispirazione.

Come scegli i colori da accostare nelle tue opere?

Negli ultimi anni sto usando solo sette colori: fuxia, arancione, giallo, grigio, celeste, oro e nero. Alcuni colori fluo sono originali anni 80 che usava mio padre in serigrafia. Polveri che abbiamo da più di 30 anni e che funzionano benissimo (contro ogni pronostico e consiglio) su tante superfici diverse e che uso indistintamente su tessuto, carta, legno e ceramica. Sono toni che, nonostante tutto, abbracciano una gamma ampia a cui non sento la necessità per ora di aggiungerne altri. Mi danno un senso di grafica, di poster, di propaganda e di manifesto. Chiaro, semplice e di rapito effetto.

Tre opere, tra quelle di tua produzione, a cui sei più affezionata e perché.

“A new nesting dolls”, 2006, non è una sola opera ma una mostra intera. Da lì ho iniziato il mio lavoro con la figura della matrioska che tutt’oggi ancora uso. Una delle mie mostre personali meglio costruita e pensate come concetto e realizzazione. Fondamentale per il mio lavoro futuro.

“Wild tiger” dalla mostra On The Wild Side 2018: una serigrafia su carta. Ha dei colori molto forti molto vicino al mio stile “street”.

“Em favor”, 2004, fa parte della mia prima serie di light box dedicata ai Santi e alle figure religiose in generale. La mia idea era dimostrare che infondo la religione ha fatto nella storia più morti delle guerre e raffigurare la grande contraddizione delle iconografie classiche tra le figure esteticamente sommesse e il loro lato invece molto glamour.

​Come è stata gestita, per quanto riguarda l’arte e gli artisti, l’emergenza sanitaria? Quali le misure che potrebbero essere utili per ripartire davvero?

La situazione Covid è un pezzo di storia molto molto complesso, è difficile fare commenti e appunti. Essendo una emergenza sanitaria abbastanza impellente credo sia stato giusto per un po’ accantonare tutto il resto. E’ stato necessario concentrarsi per dare il meglio e risolvere.

Detto questo seppur l’arte si è ricavata ormai una bella fetta di mercato che non riguarda più solo artisti, collezionisti e addetti elitari, c’è ancora uno errato pensare che occuparsi di questo settore non sia veramente un lavoro o che non dia alla società qualcosa di fondamentale. Io quindi, al di fuori della crisi del momento, concentrerei l’attenzione sull’imparare ad apprezzare più questo settore fin dai piani più “bassi” perché non solo è una fonte economica ma è anche un forte veicolo di comunione e comunicazione.

......................................................................................................................................................................................................................................

by Rossana Calbi for  DATE-HUB                         http://www.date-hub.com/2018/06/intervista-stella-tasca/

​

 Il tuo ultimo progetto racconta nuovamente gli animali, quali aspetti dell’animo ferino hai voluto analizzare?

Questa mostra è una celebrazione della bellezza del mondo animale e floreale. Scaturita da un sentimento di estranea quotidianità verso il naturale. L immenso artificiale in cui viviamo ci è normale , e il mondo reale intorno ci è completamente sconosciuto.

Non sappiamo riconoscere un animale da un altro , non sappiamo l’ aspetto di alberi di frutta che mangiamo ogni giorno o distinguere una piante carnivora da fiori curativi.

Tutto questo è pazzesco e va rivalutato.

Abbiamo più confidenza con l’ascensore e il moden che con gli elementi reali che ci permettono di vivere .

La mia è una dichiarazione d’amore per questo spettacolare aspetto delle vita di cui noi tre razze :umani, animali e piante facciamo parte.

C’è un fascino , una perfezione  nella ferocia e nel selvaggio che cerco di rimandare in questa mostra , una poetica tutta mia che esprimo poi con colori e tecniche super pop.

 

 Il tuo rapporto con gli animali è una scelta quotidiana: sei vegana da oltre vent’anni, quando ancora il termine vegano non aveva un significato riconosciuto? Come è nata questa scelta e come si sta sviluppando nel tuo quotidiano?

Sono vegana da 21 anni, da quando dire la parola vegana suscitava strane smorfie e completa ignoranza.

 la motivazione manda avanti anche se all epoca era difficile trovare anche le cose basilari per questo tipo di dieta. ora sono felice di sentirne parlare senza difficoltà che ci sia una scelta vastissima e più semplicità nel supportare questo stile di vita. È giustissimo che sia così, bene.

Ma soprattutto sono contenta che nessuno si senta più in diritto di fare il paragone con il leone che mangia la gazzella e la mia “ rinuncia”.come se il primo fosse normale e io no e come se io poi fossi un leone.!!!

 

 Sei stata la titolare di una galleria d’arte nella Capitale, quali sono gli artisti che hai ospitato e che adesso ti rendono fiera del tuo occhio da lince?

Ho avuto due gallerie :Galleria Stella e Temporary Love gallery. Due spazi  con progetti diversi ma cmq con una  idea comune.

Gli artisti con cui ho collaborato sono tantissimi, non che li abbia lanciati io erano già molto bravi  e ferratissimi all ‘epoca ma nomi come Diamond e JBrock hanno esposto da me alla loro terza mostra (come diceva proprio il comunicato)con al mostra “stickerism” quando l’uso dello sticker era ben lontano da quello di adesso.

Nicoz Balboa espose due volte da me quando ancora si firmava Nicoletta Zanchi.

Il fotografo  Roberto Timperi da me fece una delle sue primissime mostre e proprio in questi giorni è in mostra con un  grande lavoro “Amor” al nuovo centro internazionale di fotografia di Palermo, o Miriam Leuchter che oggi è editor di Popular Photografy.

Matteo Peretti che ha esposto anche alla Biennale di Venezia.

Insomma tantissimi nomi di visionari vari della street art,dei graffiti, della neopop, del tattoos etc : Lucamaleonte, STen & Lex, Pax Paloscia, Why Style, Amanda Toy, Rudy Fritsch, Paolo Guido , Desiderio, Zaelia Bishop, Elio Varuna, Zoe Lacchei, Karenina Fabbrizzi, Cesko, etc , etc con cui ho lavorato bene.

 

 

 Stai lavorando a un nuovo progetto dedicato ai pirati, chi è già pronto a impugnare la spada?

sto lavorando ad un grande progetto in cui vorrei invitare e coinvolgere artisti di vario genere cominciando da quelli romani

Si chiama “pirate your government” . l ‘idea è quella di esprimere attraverso anche il volto e l’approvazione degli altri il mio fuck personale o più carinamente detto disappointment riguardo certi personaggi o situazioni.

L ho pensato in varie tappe e una importante sarà ad agosto al Beu Beu festival , la curatrice è una tipa tosta e mi ha dato un bello spazio, la mostra si chiamerà MEGA POSTER. sono 5 ritratti su carta alti più di 2 m ,  l’ uso della parola poster è per dare un senso di propaganda e manifesto.

Sono felicissima di aver coinvolto per questa tappa MR Bankeri, PAX Paloscia e Amalia Caratozzolo.il resto è da scoprire.

......................................................................................................................................................................................................................................

by Alice Ghinolfi     for DRAGO                     https://www.dragopublisher.com/it/intervista-con-stella-tasca/                  â€‹

 

Hi Stella, let’s start right off with specific questions: let’s talk about your last show, On the Wild Side. I know you’ve been working on it for a long time…since when precisely, and how do you organize your work?
Hi Alice! The first piece of this exhibition dates to a year ago. I made it without imagining that it would eventually be part of this project.
Shortly thereafter, I worked on another similar idea and so I realized that I was unconsciously following a topic. Which then turned out to be “my own” celebration of perfection and the cruelty of the wild nature of animals and the floral poetic. In those days, I was also followed the birth of Giacomo Giorgi’s documentary “On the Wild Side”. His dedication and firm belief in his work convinced me to explore and touch these matters. As for the structure of the exhibition, I usually include an element of the previous show in the current one. In this one, in particular, I’ve kept the figure of the whale that I’ve used many times in the past and I enjoyed combining techniques and ideas I used through all of my projects. So, I used wood, paper, light bulbs, mylar, papier-mâché, fabric, embroidery, collage and stencil.


What stands out right away are the bright fluorescent colors – the same that my father used when he printed t-shirts in the 80s – and the big inscriptions used almost as a slogan. It ranges from the ancient use of Latin to catalog and designate the species, to the modern use of the can. It’s all very flashy and aesthetically dazzling: my vision of beauty is not very refined but very pop. Screen printing and stencil reign supreme …

I read that your show is inspired by Giacomo Giorgi’s documentary, from which it derives the title “On the Wild Side”: what struck you the most about his work and how did it inspire you?
I have known Giacomo Giorgi since he was a kid: he was an important member of the Sea Shepherd organization. He is amazing, and his collaborators too. I admire their attitude, the passion with which they take care of certain topics, the power they express, the ability to commit completely and to find resources in spirit, to exalt beauty even in cruelty. I thought I wanted to express the same involvement: he would describe useless ferocity, while I a fundamental richness. Two sides of the same coin. What it is, what it could be, and what it should be. Coordinate a complex situation of harmony and destruction.
My exhibition is a feeling of love and admiration for the whole floral world that climbs and rises, for the animal world made of running legs, tails and snouts, for the charm of the unknown and the wonder of the obvious; seen also from a dreamlike, oneiric, surreal and cultural point of view.
Everything is always around us and everything
amazes us always.
Like the documentary calling for a ban on hunting, my exhibition offers “solutions”.
My work “rabbithead” (for example) is my vision of a new race, half human and half animal, respectful of both species, an imagined solution for the future of integration and coexistence.

Are you a vegetarian or vegan? What would you tell a sworn carnivore to convince him to give up eating animals?
I have been a vegan for 21 years. It’s difficult to convince a carnivore, because it is not meat we’re talking about, nor a diet. Veganism is “one” of the solutions to the problem of exploitation and consumption of the Earth’s resources and of life appreciation. We tend to imagine animal rights advocates and environmentalists as people who take care of their own causes, which are not ours too. Perhaps we should instead understand that this is the place where our children will grow up and where the people we love live. Using less resources (and therefore also not eating meat) is a huge help to preserve a good place to live or at least try and leave it as wonderful as it is. Veganism is a form of attention, an easy and respectful solution.

Your style is defined as a mix between Straight Edge and Pop Culture … how can such opposite souls coexist in you?
Straight edge is a punk movement that I have been a part of for many years. It is not strictly connected to my pictorial style but to the type of attitude that makes me choose to carry on one project instead of another. It’s been a while, but the experiences I did when I started painting have influenced my poetic style anyway. It’s part of my background, and since this exhibition includes all my techniques, it is also fair to mention my personal evolution, sparked from a certain underground scene.

In your history as an artist, what work are you most attached to and why?
My lit-up Madonnas. They were a nice mix of travel experiences, culture, mentality, work, family, and technique. I have always seen them as a “revelation” and an “unmasking” of the hypocrisy hidden beneath smirks and tepid embraces. The weapons I added “unveiled” the soul. But I had a lot of fun hunting down prayer cards in the churches of Rio de Janeiro and absurd posters in the Vatican shops.

I know that you’ve been collaborating with the Parione9 gallery for over a year. What can you tell us about them and how does your relationship work?
I met the gallerists a year and a half ago. They were immediately friendly and my things were very appreciated. For me, working with them was very important. I had two children in three years: they’re still very young, but after a period dedicated just to them, it became crucial for me to find my place in art again. The Parione9 gallery immediately involved me in very interesting projects. It’s a dynamic place and I love collaborating with women.

What artist of the past influenced you? And which contemporary artist particularly impressed you?
There are artists who will amaze me every time I see something by them, like Okuda San Miguel, Patrick Cabral, David Cook, Cheyenne Randall. I look at them, copy them and envy them. They are all artists of the present.

Projects for the near future?
There’s a project I really care about. I’m working on it slowly. It’s called “PIRATE YOU GOVERNMENT”, and it’s part of a project that started at least 14 years ago, portraying people in the artistic field in expressive and aesthetic attitudes similar to pirates. They will be posters, used as propaganda of the message “pirate your government”: it’s a made-up verb (“to pirate”) that incapsulates the meaning of protest against everything that is imposed on us by someone who stands above us, be it a government, an institution, a politician, an entrepreneur, etc., an imposition that is no longer acceptable. The word “government”, in this case, only retains a sense of power and is symbolic. The largest and ever-evolving project is to invite and “recruit” artists of various backgrounds who belong to a subculture and a counterculture. Then to portray them and turn them into symbols of the ideology dissemination, under a common (although articulated) belief. Everyone anyway with his personal “fuck”. My project starts from Rome; I would very much like to “celebrate” in my own way the many talented Romans that I met, with whom I collaborated but also that I have recently discovered. It’s my vision, my thanks to this beautiful and infamous Rome that produces geniuses and louts with the same force.

What would you suggest a young person who wants to embark on an artistic career today?
To look everywhere, to believe in what you do but without making it complicated, to adapt wherever there’s a real need and not to be afraid to change.

Tell us something that you haven’t done yet in your life, but that you’d very much like to do, and another one that you did and that you wouldn’t do anymore if you could go back in time.
Going back, I’d manage some past sentimental situations better. I’d like to have the opportunity to live in different countries. I would need so many lives!!!

Read about Stella’s latest show at Parione9 here

​

© 2023 by Artist Corner. Proudly created with Wix.com

bottom of page